Cosa sono i Venti?
SCALA BEAUFORT DELLA FORZA DEL VENTO.
La scala di Beaufort è una misura empirica dell’intensità del vento basata sullo stato del mare (ci si riferisce al mare aperto) o le condizioni delle onde. Il suo nome completo è Scala Beaufort della forza del vento.
Anche se la velocità del vento può essere misurata con buona precisione mediante un anemometro, che esprime un valore in nodi o in chilometri all’ora, un marinaio dovrebbe saper stimare questa velocità già con la sola osservazione degli effetti del vento sull’ambiente.
Il merito di avere immaginato, nel 1805, una scala contenente dei criteri relativamente precisi per quantificare il vento in mare e permettere in tal modo la diffusione di informazioni affidabili e universalmente comprese sulle condizioni di navigazione si deve all’ammiraglio britannico Francis Beaufort (1774 – 1857). Questo sistema di valutazione ha validità internazionale dall’1 gennaio 1949.
Un grado Beaufort corrisponde alla velocità media di un vento di dieci minuti di durata. Di conseguenza, benché spesso usata, un’espressione come, ad esempio, “un vento di 4 Beaufort con raffiche di 6”, è scorretta.
Altri criteri furono poi aggiunti alla scala Beaufort per estendere la sua applicazione a terra.
ROSA DEI VENTI
La rosa dei venti più semplice è quella a 4 punte formata dai soli quattro punti cardinali:
Nord (N 0°) anche detto settentrione o mezzanotte e dal quale spira il vento detto tramontana
Sud (S 180°) anche detto meridione e dal quale spira il vento detto mezzogiorno oppure ostro
Est (E 90°) anche detto oriente o levante e dal quale spira il vento detto levante
Ovest (W 270°) anche detto occidente o ponente e dal quale spira il vento detto ponente
Tra i quattro punti cardinali principali si possono fissare 4 punti intermedi:
Nord-Ovest (NW 315°), dal quale spira il vento di maestrale (carnasein)
Nord-Est (NE 45°), dal quale spira il vento di grecale
Sud-Est (SE 135°), dal quale spira il vento di scirocco (garbino umido)
Sud-Ovest (SW 225°), dal quale spira il vento di libeccio (garbino secco)
Questi quattro uniti ai quattro punti cardinali formano la rosa dei venti a 8 punte.
I nomi delle direzioni NE, SE, SO e NO derivano dal fatto che la rosa dei venti veniva raffigurata, nelle prime rappresentazioni cartografiche del Mediterraneo, al centro del Mar Ionio oppure vicino all’isola di Zante. In quella posizione, a NE, approssimativamente, c’è la Grecia, da cui il nome grecale per la direzione NE-SO; a SE vi è la Siria, da cui il nome scirocco per la direzione SE-NO; a SO vi è la Libia, da cui il nome libeccio per la direzione SO-NE. Infine per la direzione NO-SE il nome Maestrale discende da magister, cioè la direzione da Roma o Venezia, la via maestra dal porto di origine.
Tra gli otto punti sopra individuati è possibile indicarne altri otto ottenendo così una rosa dei venti a 16 punte.
I nuovi otto punti sono in senso orario: Nord-Nord-Est (NNE), Est-Nord-Est (ENE), Est-Sud-Est (ESE), Sud-Sud-Est (SSE), Sud-Sud-Ovest (SSW), Ovest-Sud-Ovest (WSW), Ovest-Nord-Ovest (WNW) e Nord-Nord-Ovest (NNW).
Un tempo, in Italia, le rappresentazioni cartografiche comprendevano una rosa dei venti che indicava i punti cardinali. Oggi si è solito indicare i quattro punti cardinali e le direzioni componenti con (in senso orario da Nord): N, NE, E, SE, S, SO o SW, O o W, NO o NW; allora con le diciture Tr (Tramontana), G (Greco), + (una croce indicava il Levante), S (Scirocco), O (Ostro), L (Libeccio), P (Ponente), M (Maestro).
FAVONIO – FOHN – STAU
Il favonio (dal latino favonius da favere, far crescere), in tedesco Föhn, è un vento che si presenta quando una corrente è costretta a superare una catena montuosa. A titolo informativo, più che di vento, si dovrebbe parlare di effetto (effetto favonico).
Quando la corrente sale verso l’alto, l’aria si espande e si raffredda causando la condensazione del vapore acqueo e talvolta notevoli precipitazioni. A causa del calore latente emesso dalla condensazione dell’acqua, l’aria si raffredda relativamente lentamente lungo la salita (secondo il gradiente adiabatico saturo, cioè di circa 5 °C ogni 1000 metri). L’aria poi supera la cresta, scende verso il basso sul versante opposto sottovento e si scalda per effetto della compressione adiabatica (secondo il gradiente adiabatico secco, cioè di circa 10°C), diventando calda e secca e causando giornate soleggiate.
Per l’esattezza il riscaldamento in gradi rispetto alla temperatura di partenza, è dato dalla differenza di quota (in migliaia di metri) dalla base delle nubi nel lato sopravento alla cresta, moltiplicato per 5, quindi se l’aria parte dalla pianura a 5 °C, salendo a 1000 m si condensa (a -5 °C) a 3000 m supera la cresta (a -15 °C) e raggiunge la pianura al livello del mare dall’altro lato a 15 °C, (2 mila metri per 5 gradi + 5 °C di partenza). Inoltre a causa della rapidità con cui il vento raggiunge la pianura, spesso si verifica anche un aumento di pressione che aumenta ulteriormente la temperatura.
Il Föhn può causare un aumento delle temperature anche di 30 °C in poche ore. Per questo motivo è detto anche “mangianeve”, perché fa fondere rapidamente la neve a causa dell’effetto congiunto dell’innalzamento termico e della bassa umidità. L’effetto del Föhn è più forte se è generato da venti meridionali (perché il vento è già caldo), quindi è molto forte in Germania, meno forte in Piemonte e debole in Lombardia e Veneto.
Il nome “Föhn” si riferisce in realtà solamente al vento caldo e secco discendente. Dal versante sopravento si ha lo Stau, un vento umido ascendente che porta pioggia, neve e nubi.
Lo Stau è un vento caratteristico delle Alpi. Quando un vento umido e generalmente freddo risale una catena montuosa si raffredda e l’umidità dell’aria condensa, generando condizioni di generale brutto tempo, pioggia e neve. Al di la’ della catena montuosa si ha un vento secco e caldo detto Föhn. Il fronte di nubi che si forma lungo la cresta è detto muro del Föhn.
CORRENTI A GETTO (JET STREAMS)
Una corrente a getto (in inglese jet stream) è un flusso d’aria di sezione relativamente piccola, che fluisce velocemente; si forma nell’atmosfera terrestre alla quota di circa 11 km dalla superficie, appena sotto la tropopausa, in genere ai confini tra masse d’aria adiacenti con significative differenze di temperatura, come quella della regione polare e dell’aria più calda a sud.
Le principali correnti a getto sono venti zonali che fluiscono da Ovest verso Est sia nell’emisfero boreale che australe; questo è dovuto alla forza di Coriolis causata dalla rotazione della Terra. I percorsi dei flussi d’aria mostrano delle tipiche forme a meandro, e queste forme stesse si propagano verso Est, a velocità minore dell’effettivo vento al loro interno.
Ci sono due principali correnti a getto alle latitudini polari, in entrambi gli emisferi, e due correnti minori subtropicali, più vicine all’equatore. Nell’emisfero boreale le correnti polari caratterizzano principalmente le latitudini comprese fra i 30° N e i 70° N mentre quelle subtropicali si trovano alle latitudini comprese fra i 20° N e i 50° N. C’è anche la corrente a getto equatoriale orientale, che è presente durante l’estate boreale tra i 10° N e i 20° N.
La velocità del vento varia con il gradiente termico, in media 55 km/h in estate e 120 km/h in inverno, sebbene siano conosciute velocità superiori ai 400 km/h. Tecnicamente la velocità del vento deve essere più alta di 90 km/h per essere chiamata corrente a getto.
A una corrente a getto è associato il fenomeno conosciuto come turbolenza in aria limpida (Clear Air Turbulence, CAT), che è il risultato di turbolenze di grandi masse d’aria, causate dal wind shear verticale e orizzontale connesso alla corrente stessa. La turbolenza è più forte sul lato freddo del flusso, di solito vicina o appena sotto l’asse del flusso stesso.
Individuare le correnti a getto è estremamente importante per le linee aeree. Negli Stati Uniti e in Canada, per esempio, la durata di un volo per volare verso Est attraverso il continente può essere diminuita di 30 minuti se un aeroplano riesce a volare con la corrente a getto, o aumentata in egual misura se si deve volare contro corrente. Sui voli intercontinentali, la differenza è ancora più grande, ed è spesso più veloce e più economico viaggiare verso oriente lungo la corrente piuttosto che prendere una via più corta contro corrente tra due punti ben separati sull’emisfero terrestre.
I meteorologi ora tendono a ritenere che il percorso delle correnti a getto modifichi i sistemi ciclonici ai bassi livelli nell’atmosfera e quindi la conoscenza dei loro percorsi è divenuta un fattore chiave delle previsioni meteorologiche. Le correnti a getto giocano un ruolo fondamentale nella creazione delle supercelle, i sistemi di temporali che creano i tornado (fonte livemeteo).
I tipi di Venti
TRAMONTANA ( da Nord ):
E’ un vento molto freddo che di solito porta tempo asciutto, cielo sereno e visibilità ottima.
Le sue caratteristiche fisiche sono dovute ai luoghi di origine e di transito, infatti, proviene da regioni a basse latitudini quindi più fredde delle nostre e non attraversano mari rimanendo così con tassi di umidità molto bassi che favoriscono appunto la visibilità.
IL GRECALE ( da Nord Est ) :
E’ un vento freddo e intenso caratteristico della stagione fredda.
Può essere generato dalla presenza di un’area anticiclonica situata nell’Europa nord orientale e una ciclonica sul Mediterraneo.
In altri casi può essere generato da una espansione dell’anticiclone Russo.
Spesso questo vento viene associato ai venti di bora.
LEVANTE ( da Est );
E’ un vento che, come dice il nome, spira da Est ed è tipicamente estivo.
Lungo le regioni tirreniche, si manifesta durante le prime ore del mattino per via della brezza che orienta il vento in tale direzione.
La sua influenza è sentita sul Tirreno e sull’Adriatico centro-meridionale.
A volte il levante può preannunciare l’arrivo di una perturbazione.
LO SCIROCCO ( da Sud Est ) :
E’ un vento che proviene dal continente africano per cui risulta essere molto caldo e secco.
Durante il suo percorso verso l’Italia sul mare però, viste le sue caratteristiche fisiche, tende molto facilmente ad acquistare umidità ed è per questo che da noi giunge caldo e umido.
Può essere generato da una zona depressionaria posta sul nord Africa che appunto fa si che i venti spirino da sud est sull’Italia.
E’ un vento molto temuto nella stagione estiva perché rende le giornate molto calde e afose.
MEZZOGIORNO – OSTRO ( da Sud ):
E’ un vento meridionale debolissimo che ha un azione scarsamente sentita nei mari italiani.
IL LIBECCIO ( da Sud Ovest ) :
Il libeccio è un vento umido, molto rafficoso e violento che proviene da Sud Ovest.
E’ molto temuto per gli effetti che può provocare, infatti spesso genera forti mareggiate, condizioni di burrasca e piogge molto intense.
Si può formare dallo scontro fra un fronte freddo proveniente da una depressione posta sul centro Europa e aria calda e umida proveniente da una zona anticiclonica posta più a sud.
Queste condizioni determinano una spiccata instabilità alla massa d’aria in questione, favorendo appunto gli effetti suddetti. Teniamo anche presente che è facile che si verifichi tutto ciò anche nei mesi estivi.
PONENTE ( da Ovest ):
E’ un vento che, come dice il nome, spira da Ovest ed è tipicamente estivo.
Nei periodi molto caldi si instaurano lungo i litorali venti locali di brezza dovuti alla differenza termica fra terra e mare che sono deboli e in rotazione in senso orario durante le 24 ore.
Lungo le regioni tirreniche, durante le ore pomeridiane la brezza di mare orienta il vento in tale direzione apportando gradita aria fresca dal mare.
La sua influenza è sentita sul Tirreno e sull’Adriatico centro-meridionale.
IL MAESTRALE ( da Nord Ovest ) :
E’ uno dei venti più intensi che interessano l’Italia.
Le condizioni in cui esso si può verificare sono diverse ma tutte comunque derivano dalla discesa di aria fredda di origine polare che scende verso le basse latitudini.
L’aria polare, lungo la sua discesa si scontra con aria più calda e umida proveniente dall’Oceano Atlantico, generando maltempo specialmente nelle regioni francesi.
I venti acquistano velocità quando si scontrano e si incuneano sui rilievi tra la Francia e la Spagna ( I Pirenei ) e poi si dirigono verso l’Italia.
A seguito dello scontro con le Alpi mantengono o esaltano ancora di più la loro velocità, e aggirandole poi da Ovest si dirigono sulla penisola in direzione Sud Est.
Anche se lungo il tragitto hanno perso gran parte della quantità di precipitazioni, nel passaggio sul Mediterraneo riacquistano parte dell’umidità perduta che poi verrà scaricata lungo la penisola con piogge anche di una certa entità e appunto vento forte da Nord Ovest.